Perché diventare (tutti) musicisti

Riportiamo un articolo redatto da Roberto Casati per Il Sole 24 Ore.

Le ragioni per imparare a suonare sono molteplici: è un apprendimento esemplare, che insegna a gestire gli errori in tempo reale, sviluppa la socialità e ci eleva culturalmente.

Mi sono pronunciato più volte su queste pagine sull’insegnamento della musica, e non mi tiro indietro se si tratta di spezzare un’altra lancia in suo favore. Le cose che ho già detto si possono riassumere in pochi enunciati che mi presenteranno come testimonial atipico. Se volete misurare il successo di un progetto di educazione musicale, prendete come riferimento il sottoscritto e non Stefano Bollani. Bollani è un’eccezione eccezionale, io sono un modestissimo pianista dilettante, ovvero un cittadino semplice della città della musica. Un buon programma di educazione musicale dovrebbe riempire il mondo di persone in grado di fare musica, suonare uno strumento, cantare, leggere uno spartito, accompagnare un canto. Un esercito si spera grande di produttori e non di meri consumatori; e se non tutti possono essere l’artista Bollani, vi assicuro che molti possono essere il pianista Casati. Che cosa ha imparato quest’ultimo? Le ricette e i metodi di insegnamento sono tanti, ma poche cose contano come lo scoprire il piacere di suonare. Attenzione all’equivoco insidioso; non sto dicendo che i metodi d’insegnamento debbano per forza essere ludici e divertenti; sto dicendo che alla fine dell’apprendimento dev’esserci un momento divertente, che a quel punto non servirà nemmeno sottolineare e valorizzare (ma che sarebbe certo un peccato nascondere e scoraggiare). Come ben dice Richard Sennett, nel gesto tecnico – nell’esecuzione cesellata di un arpeggio, per esempio – si nasconde una storia di conquiste e di emozioni, che vanno raccontate a rovescio, scardinando la fissazione sull’insegnamento ludico. «Quando mi esercito al violoncello, voglio ripetere senza mai smettere un gesto fisico per farlo meglio; ma voglio anche farlo meglio per poterlo rifare». Se mi si passa l’analogia, non c’è un modo ludico di insegnare l’algebra, ma quando la si è imparata, risolvere equazioni è divertente come e più di un gioco.

Perché allora studiare musica, imparare a suonare uno strumento o a cantare? Voglio dare alcune ragioni. È un apprendimento multimodale: vista, tatto, movimento, respiro, vengono associati tra loro passo a passo nella costruzione di edifici complessi e meravigliosi; si scoprono potenzialità enormi ed estreme del proprio corpo e della propria mente. È un apprendimento sociale, che si nutre dell’infinita pazienza ed esperienza dell’insegnante, del rispetto e dell’ammirazione del discente, della crescita di entrambi nel lungo percorso che li unisce. E’ un apprendimento culturale, che non ci lascia spettatori inebetiti di fronte alla complessità delle opere che ascoltiamo, ma ci fa sentire partecipi della loro produzione. È un apprendimento esemplare, che insegna a gestire gli errori in tempo reale: i musicisti sbagliano, sulla scena (anche Bollani, che penso confermerà), ma non possono fermarsi e correggere; sanno che l’errore è parte della vita e che si deve trovare in tempo reale un modo di andare avanti, sempre e comunque. È un apprendimento che conduce a saper svolgere un’attività dal vivo, in controtendenza rispetto alle pratiche di copia e incolla, all’editing ossessivo che nasconde il fare e il produrre. Infine: è un processo lungo e, a ben vedere, senza traguardo, dato che un progresso è sempre possibile, a qualsiasi livello di competenza ed esperienza; in controtendenza, direi, rispetto a una visione del lavoro che nella società contemporanea si degrada, parcellizza e automatizza. Tanto più in controtendenza in quanto il fare musica è fonte di piacere: fa star bene.

Leggi altri articoli

Foto della locandina della Jam Session del 20 febbraio 2020 al The Public di San Bonifacio (VR), gestita e organizzata da School of Art®
Eventi

Tutti sul palco, con le Jam Session di School of Art®

Esprimersi liberamente in un contesto valorizzante, avvicinarsi alla professione, fare la conoscenza di altri musicisti, crescere in campo sia artistico che esperienziale: sono questi i concetti chiave che stanno alla base del Progetto Jam Session organizzato da School of Art®.

Corsi di Propedeutica Musicale a School of Art Verona
Scuola di Musica

Propedeutica musicale a School of Art®

Rivolto ai bambini dai 3 ai 5 anni, il corso di Propedeutica musicale proposto da School of Art® si prefigge il compito di avvicinare i

Il progetto musicAscuola di School of Art porta la musica nelle scuole elementari, medie e superiori.
Scuola di Musica

Meno tablet e più chitarre, con musicAscuola

Avvicinare i più giovani agli strumenti musicali e alla musica in generale.E’ questo l’obiettivo principale di musicAscuola, il progetto dei docenti di musica School of Art, che in questi mesi saranno impegnati in diversi plessi scolastici del veronese per offrire un’ora di musica diversa dal solito.

Mantova Danza 2018 - School of Art Verona
Scuola di Musica

Snappy Crew al Mantova Danza 2018

Quella del Mantova Danza è una delle più importanti manifestazioni a livello nazionale del settore, capace di attirare ballerini, docenti, scuole e appassionati del ballo da tutto lo stivale. Naturalmente, nella giungla di stage, audizioni, concorsi e rassegne che hanno movimentato questa undicesima edizione, martedì 1 maggio era presente anche una rappresentanza di School of Art con le Snappy, la Crew di danza contemporanea capitanata dalla docente, ballerina e coreografa Elisa Prati.

Alessandro Bonato, docente dei corsi di pianoforte e violino a School of Art, concorre al Malko Competition come direttore d'orchestra
Scuola di Musica

Alessandro Bonato, direttore d’orchestra al Malko Competition for Young Conductors

Quello del Malko Competition for Young Conductors è forse il più importante concorso a livello mondiale per direttori d’orchestra, che si terrà dal 20 al 27 Aprile a Copenhagen (Danimarca). Tra i 566 giovani di tutto il globo, il nostro docente Alessandro Bonato è uno dei 24 selezionati dall’organizzazione, oltre che essere l’unico italiano e il più giovane a partecipare al concorso.

Foto dell'esibizione dei BestOff a Sanremo con Red Ronnie - School of Art Verona
Scuola di Musica

I BestOff diventano grandi a Sanremo con Red Ronnie

Nell’ultimo mese abbiamo seguito da vicino le vicende dei BestOff, quartetto pop veronese, ospiti al Teatro Ariston di Sanremo per Fiat Music con Red Ronnie. Ecco raccontato com’è andata e come la pensano riguardo il futuro della musica italiana.