Siamo orgogliosi di annunciare il coinvolgimento del Trio Bobo in una straordinaria masterclass che si terrà venerdì 1 dicembre presso la nostra sala conferenze nella sede di Colognola ai Colli (VR), come “open sound check” in vista del concerto alle Cantine de l’Arena previsto per la sera stessa. Loro sono Faso al basso, Christian Meyer alla batteria e Alessio Menconi alla chitarra, nonché la naturale prosecuzione (dal sapore Jazz) del progetto “Elio E Le Storie Tese”, ormai alle battute conclusive con un concerto di addio già fissato per il 19 dicembre al Mediolanum Forum di Assago (MI).
In attesa dei dettagli che potrete presto trovare sulla sezione Eventi del nostro sito, riportiamo una splendida intervista realizzata da Repubblica in occasione dei concerti del trio a Bruxelles.
Il jazz “semplice” e spiritoso del Trio Bobo: “Anche la musica strumentale può coinvolgere”
Bruxelles – Sempre uguali, ma sempre diversi. Perché l’artista cambia, esplora, cerca, sperimenta. Fino ad arrivare a trovare “l’identità”. Loro, Christian Meyer, Faso, Alessio Menconi, meglio noti come Trio Bobo, alla fine questa identità l’hanno trovata, come testimoniato da Pepper Games, album portato a Bruxelles nella due giorni ospitata dal Sounds Jazz Club. Musica – e che musica! – ironia, intrattenimento. Spettacolo nello spettacolo. Approvato a fragore di applausi, risate e richieste di bis. Un successo, nonostante il trio suoni “così così”, per ammissione (auto-ironica) dei componenti, che Eunews ha avuto il piacere di intervistare in occasione dell’esibizione del 27 gennaio.
La prima domanda è quella più facile. C’è un nuovo cd, Pepper Games. Di che si tratta?
Faso: Di un disco realizzato con passione, e dopo tanto tempo di lavoro, perché quello a cui tenevamo molto è che all’interno del disco ci fossero delle composizioni. Uno può dire “va beh!, ma che banalità!”, ma lo è meno di quanto sembri.
Menconi: in realtà volevamo lavorare sui dettagli e sugli arrangiamenti.
Faso: Questa è una musica con grandi componenti di improvvisazione, e noi abbiamo voluto mettere dei paletti e circoscrivere l’improvvisazione con temi, arrangiamenti e parti orchestrate.
Menconi: Queste composizioni le abbiamo testate e migliorate anche in base al gusto del pubblico, a seconda di come reagiva ci portava a cestinare delle idee o tenerle. E’ stato un lento processo dove il pubblico ha fatto la sua parte. Ecco perché chi lo ascolta rimane contento. Perché è una musica gioiosa e facile da ascoltare, nonostante sia musica strumentale.
Pepper Games arriva dieci anni dopo il primo album. Come e quanto è cambiato, se è cambiato, il trio Bobo in questi dieci anni?
Meyer: intanto siamo cambiati un po’ noi singolarmente, perché il musicista è sempre alla ricerca di una personalità sempre più spiccata, solida. C’è una ricerca personale che fa crescere il singolo musicista, e poi noi lo stesso lavoro la facciamo come entità di trio, cercando di tirare fuori un suono personale. Il trio Bobo, per sintetizzare, è cambiato nel senso di maggior personalità, maturazione, con una musica più facile da comprendere.
Menconi: ci siamo asciugati come musicisti, non suoniamo più tanto. Una volta eravamo più sfrontati, volevamo far sentire di più le nostre qualità tecniche…
Meyer: …Si, volevamo far sentire di più lo strumento…
Menconi: Adesso facciamo il minimo indispensabile per far forza insieme.
Faso: Probabilmente il nostro primo disco, che contiene composizione non male, sarebbe bello risuonarlo adesso, con questo nuovo stile e con questa maturità sonora diversa.

Un nuovo disco in genere presuppone una tournée. Anche per voi?
Menconi: In Italia stiamo facendo un bel po’ di concerti a periodi. Due- tre settimane piene, poi ognuno va a fare le proprie cose per un mese, poi altre due-tre settimane…
Faso: E’ bello così.
Meyer: In Italia ci vogliono bene.
E una tournée all’estero? Oggi siete a Bruxelles. E’ il primo di una serie di appuntamenti?
Faso: Noi vorremmo. Ci stiamo lavorando. Per il momento abbiamo avuto le date a Bruxelles.
Meyer: Sarebbe bello, sarebbe un sogno per noi fare una tournée in Europa.
Menconi: In Europa c’è più attenzione al jazz, c’è una diversa eduzione musicale. C’è più cultura musicale.
Il vostro rapporto col pubblico?
Meyer: E’ il nostro quarto elemento. Appena c’è la risposta del pubblico ci tranquillizziamo e suoniamo con facilità, e non siamo più là a spingere per dover convincere qualcuno.
Faso: E’ più facile in questo senso suonare in posti come i pub, con la gente più vicina. In teatri la situazione è più distaccata, il pubblico non lo vedi.
Menconi: Non li vedi, sembra quasi suonare da soli.
Per dirla alla Elio e le Storie Tese, “il jazz troppi assoli”, però ben vengano gli assoli. Questa sera con la scusa del “questo è il mio spazio”, “questo è il mio spazio”, ne avete approfittato.
Faso: Di quel brano che hai citato, che è “Rock ‘n’ roll”, bisogna tenere sempre valida la frase “il rap non mi va”. Quella lì è quella vera. Le altre frasi sono funzionali al brano. Però è vero che il rock’n’roll quello dei Led Zeppelin, dei Deep Purple, Jimi Hendrix, è comunque la musica che quando la suoni va sempre bene.
Infatti stasera, nei vostri assoli o “spazi”, avete suonato motivi di Smoke on the water, Stairway to heaven, Shine on you crazy diamond…
Faso: Appunto, i grandi classici. Ma a volte succede che lui (indica Alessio Menconi, nrd) suoni Heidi e non siamo preparati.
Si pensa spesso al jazz come qualcosa di ingessato – dove c’è distanza tra chi suona e ascolta – , complicato e spesso anche noioso. Suonate per rompere gli schemi e i luoghi comuni del jazz?
Faso: Si, ed è anche un po’ jazz come approccio, se vogliamo. Penso che la gente deve anche essere presa per mano e guidata. Ci sono dei supermusicisti che noi ammiriamo…
Tipo? Magari qualcuno a cui si ispira il Trio Bobo?
Faso: Beh, sicuramente Joe Zawinul e Weather Report… Ma comunque il discorso è che anche la musica strumentale, se presentata in un certo modo può coinvolgere tutti.
Meyer: Il ritmo tanto arriva sempre, quindi basta solo spiegarlo un po’ di più, fare in modo che sia più semplice.
E’ quello che avete fatto voi, quando dite che rispetto a dieci anni fa siete più facili da ascoltare?
Meyer: Esatto. Se suoni troppo alla gente arriva una pastone che non è facile da decriptare per il pubblico. Quindi bisogna essere più semplici, più essenziali
Menconi: Non è facile, è una ricerca continua.
Meyer: E poi sicuramente vogliamo fare un piccolo show: presentare, introdurre, fare allegria… Fare humour. Ecco, suonare suonare musica seria con humour. Si può essere spiritosi con la musica, e Zawinul lo era. Quando ci si annoia a un concerto Jazz c’è qualcosa che non va.
Faso: In generale quando ci si annoia ad un concerto in generale c’è qualcosa che non va.
A giudicare da questo concerto, con voi non ci si annoia. La gente ha applaudito tutto il tempo e il bis l’ha preteso eccome!
Meyer: Siamo riusciti nel tempo a creare nel tempo che possa accompagnare il pubblico fino alla richiesta del bis. Il bis è un rito, ma è un momento a cui devi arrivare.
Faso: E’ bello che riuscire a coinvolgere in una musica che viene definita difficile qualcuno che solitamente questa musica non la ascolta. La grande vittoria è quella lì.
Quanto ha inciso il fatto che due componenti del trio sono dei membri degli Elio e le Storie Tese da un punto di vista di pubblico?
Faso: In Italia sicuramente attira gente, perché ci sono quelli che giocano su questo. Ma comunque ci siamo ritagliati un pubblico nostro, e la gente che viene a sentire il Trio.
Bobo – anche fan di Elio e Le Storie Tese – viene perché gli piace il trio Bobo.
Quando ci rivediamo a Bruxelles?
Faso: Non lo sappiamo. Ci devono chiamare. Appena ci chiamano. Adesso siamo in giro con Elio e porteremo il nuovo cd del Trio Bobo ai concerti per promuoverlo.