Lo scorso 1 maggio la Ghost Crew, uno dei gruppi di danza hip-hop di School of Art, ha fatto tappa al concorso indetto da Mantovadanza, uno dei più importanti eventi di danza classica e contemporanea del territorio.
Quest’anno, in occasione della decima edizione, Mantovadanza ha ospitato sul palcoscenico del Teatro Sociale una moltitudine di nomi noti nel panorama della danza internazionale tra cui Luca Masala (direttore dell’Académie “Princesse Grace” di Monaco) e Oliver Matz (direttore della Zurich Dance Academy), ma anche Laura ‘Nala’ Defretin (ballerina con Criminalz Crew, Undercover e Swaggers), Jimmy Yudat (ballerino e coreografo Yudat Crew) e Carlos Kamizele (ballerino e coreografo Mnai’s Crew).

Anche in quest’occasione School of Art ha saputo farsi riconoscere, grazie al premio conferito alla nostra performer Anya Pozza, che vince come Best Dancer nella categoria junior.

Ecco le impressioni di Linda Salvi, ballerina dei Ghost Crew.
Quando si parla di gara di danza molto spesso la parola “gara” viene presa come una sfida, vinco io o vinciamo noi perché siamo i più forti, i più “fighi” e i migliori.. Io invece quella parola la prendo come un’opportunità in più per esibirsi senza invidie né rivalità. È una parola che fa tanto scena e mette ansia perché a differenza di una semplice esibizione ti ritrovi davanti a dei giudici che esprimono il proprio parere su ciò che vedono. Questa è l’unica differenza.
Ripensando a lunedì, le emozioni sono tante e alcune anche indescrivibili. Sicuramente è stata una delle esperienze più belle che ti fa crescere sia a livello personale che a livello di ballerina. Gli attimi prima di salire sul palco sono quelli più critici, dove non capisci nulla, inizi ad avere caldo, ad avere ansie, paure, paura di sbagliare, paura di non ricordare determinati passi e per gestire tutto ciò inizi a camminare avanti e indietro cercando di ripassare con la mente le parti in cui hai dei dubbi. Poi arriva il “famoso discorso” della maestra che ti fa stare un pò più tranquilla e ti dà la forza di andare e “spaccare” senza deluderla.
È ora di salire sul palco, quel palco che per 3 minuti è casa nostra, e appena senti la musica ti dimentichi della gara, dei 3 giudici seduti là in fondo e pensi solo a dare il massimo di te stessa, a divertirti e a condividere col gruppo quel palco. Una delle cose belle è stata che, subito dopo l’esibizione, nonostante il fiatone e le gambe che continuavano a tremare, si aveva ancora la voglia di rifare tutto daccapo, come se quella volta non fosse bastato.. Indipendentemente dai risultati la vera vittoria è tornare a casa stanca, felice, col sorriso stampato sul volto e soddisfatta del lavoro fatto fino ad ora!
Redatto da Elisa Prati